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I luoghi delle scritte

Cliccando sull'immagine potete vedere in dettaglio l'area in cui sono state trovate le scritte dei pastori.

Montagne dipinte: le scritte dei pastori nella valle di Fiemme tra etnoarcheologia e studi di cultura materiale

Evoluzione della presenza delle scritte dei pastori sul monte Cornón tra XV e il XX secolo

Le scritte repertoriate e inserite nel database georeferenziato sono a oggi oltre 47.000.

Elaborazioni cartografiche e grafica GIS ©Roberta Covi – Environmental Data Management, Senale/San Felice (BZ)


Nel centro della valle di Fiemme, sulla destra orografica del torrente Avisio, a sud del più noto gruppo dolomitico del Latemar, sorge un massiccio montuoso calcareo, il Cornón (si usa qui il toponimo Cornón in senso estensivo, inteso come gruppo montuoso comprendendo oltre al Cornón propriamente detto, anche le sommità delle Pizzancae e della Pelenzana), che ospita alle sue sommità, ad una altitudine intorno ai 2.000 metri, vaste praterie che vanno dalla val di Stava ad ovest sino alla valle di Gardonè ad est ed incise in senso nord-sud dalla valle del Rio Bianco e dalla Valaverta.

Alle pendici del Cornón si trovano gli abitati di Tesero, Panchià, Ziano di Fiemme e Predazzo: quattro comunità che, nell'ambito di un'economia agro-silvopastorale, si sono spartite lo sfruttamento di tutta la montagna alle loro spalle: dai prati di quota, riservati alla fienagione, ai ripidi pendii dei versanti che sovrastano gli abitati, non coltivabili a causa della pendenza, e destinati al pascolo degli ovini da lana e dei caprini asciutti che, non dovendo essere munti, potevano essere pascolati sui terreni più impervi alla ricerca anche dell'ultimo filo d'erba. Una ristrettezza di risorse che ben rappresenta la fatica svolta da sempre dall'uomo per poter sopravvivere in montagna: un contesto che prevedeva lo sfruttamento di tutto il territorio a disposizione, che veniva quindi rigidamente controllato e regolamentato dalle istituzioni locali.

Compito dei pastori era allora quello di mantenere il gregge nella fascia altimetrica, sovrastante gli abitati, compresa tra gli ultimi terreni destinati alla coltivazione e quelli di quota riservati alla fienagione. Capre e pecore dovevano attendere che i prati delle sommità fossero stati falciati, pascolando soltanto nelle zone intermedie della montagna, a quote più basse, tra i 1200 e i 2000 metri. Solo a sfalcio avvenuto, per il restante periodo estivo e fino al primo autunno, capre e pecore potevano disporre di tutta la superficie prativa per il pascolo.

Sui supporti rocciosi di colore biancastro, che separano le grandi praterie d'alta quota dalle fasce pascolive intermedie, i pastori, in stragrande prevalenza, ma anche i cacciatori e gli sfalciatori, si sono prodotti lungo i secoli in un'opera di graffitismo, istoriando la roccia con un'ocra rossa che si reperisce facilmente in noduli, in varie zone dello stesso Cornón e sul Latemar. Localmente quest'ocra viene chiamata ból. Il ból de bèsa, viene detto nel dialetto fiemmese, perché era un pigmento che serviva a contrassegnare le pecore.

Per fare sì che l'ocra rossa attecchisse e rimanesse indelebile sul supporto roccioso, i pastori mungevano un po' di latte di pecora o di capra su di una pietra piatta dopodiché si sfregava il pezzo di ocra sulla pietra bagnata ottenendo una densa poltiglia. In alternativa al latte era usata anche la saliva o l'urina. Una preparazione molto efficace visto che le scritte sono rimaste ben evidenti per oltre tre secoli. Per pennello si usava un rametto masticato all'estremità o battuto con un sasso, per liberarne parzialmente le fibre.

Il territorio in cui sono presenti le scritte interessa più Comuni catastali (Tesero, Panchià, Ziano di Fiemme e Predazzo) e la sua superficie appartiene a diversi proprietari: Magnifica Comunità di Fiemme, Comune di Tesero, Comune di Panchià, Comune di Ziano di Fiemme, Comune di Predazzo e Regola Feudale di Predazzo.

L'area di studio è delimitata a nord con la valle di Pampeago e il gruppo montuoso del Latemar, a est con la valle di Stava, a sud con la valle dell'Avisio e infine a ovest con la val Sorda.

Dal punto di vista altitudinale, l'area d'interesse è compresa fra una quota minima di 1200 m s.l.m. e una massima di di 2357 m s.l.m., rappresentata dal monte Agnello.

Per quanto riguarda le sue caratteristiche geologiche, il territorio del Monte Cornon rappresenta un sottogruppo del massiccio dolomitico del Latemar. Esso di conseguenza è costituito per la maggior parte da dolomia, con l'eccezione del monte Agnello che è di natura porfirica.

La morfologia dell'area d'interesse risulta variabile. La parte alta è caratterizzata da ampie conche e più in generale da superfici addolcite dall'erosione glaciale. Dove affiora la roccia, la morfologia risulta in linea di massima accidentata.

La pendenza del territorio è nella maggior parte della superficie scoscesa, con pendenze superiori a 45°. Le esposizioni prevalenti sono quelle rivolte a sud e sud-est.

Dal punto di vista idrografico, il territorio considerato fa parte del bacino dell'Avisio. Esso è costituito dai seguenti sottobacini: rio Bianco, rio Valboneta, rio di Gardonè, rio di val Sorda.

La costituzione sostanzialmente dolomitica dell'area fa sì che l'idrografia superficiale sia povera e le sorgenti siano rare.

Sotto il profilo climatico, il territorio considerato presenta caratteristiche sub-continentali, intermedie fra il clima prealpino e quello delle regioni più settentrionali.

La piovosità media annua nel decennio 1993-2003 è di 946 mm, con un massimo nel periodo estivo e un minimo in quello invernale.

Il territorio in oggetto è caratterizzato da diversi tipi di uso del suolo. Fra tutte le classi di uso del suolo, sono qui presenti boschi di conifere, aree a pascolo naturale e praterie alpine d'alta quota, brughiere e cespuglieti, arbusteti e mugheti, rocce nude e rupi boscate.

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